Comunque questo "pezzo" di tecnologia rappresentava una cosa importante.
Aveva acceso in me quella che poi è diventata una mia passione e che poi avrebbe influenzato i miei futuri studi scolastici.
Anche se negli anni ottanta, quando finito le scuole medie ho proseguito alle superiori, le scuole dove si studiava l'elettronica era essenzialmente di due tipi.
L'istituto tecnico industriale e l'istituto professionale per l'industria e l'artigianato.
Vi erano poi dei corsi professionali regionali annuali o biennali, direi validi dal punto di vista formativo, ma che non avevo tenuto in considerazione, poiché non rilasciavano quel cosiddetto "pezzo di carta" valido per i concorsi o per proseguire, eventualmente gli studi all'Università.
Alla fine della terza media, con la scuola stessa, facemmo delle visite ai due tipi di istituto, per una migliore futura scelta, vagliando tutto quello che potevano essere sia il bagaglio tecnico che culturale che veniva offerto.
Scelsi l'Istituto Tecnico Industriale...ottima scuola, con un biennio propedeutico uguale per tutte le susseguenti specializzazioni (elettronica, elettrotecnica, aeronautica ecc.).
In questo biennio non vi erano materie tecniche da studiare, si pensava ad una preparazione in generale, conmaterie quali l'italiano, storia, geografia, chimica e fisica, fatta molto bene con esperienze in un laboratorio molto ben attrezzato.
Ho frequentato il primo anno...con successo, ma ero insoddisfatto...
Parlavo con dei miei amici che frequentavano il primo anno del professionale e mi raccontavano quelloche facevano in laboratorio.
Il professionale aveva, per logica, un altro approccio.
Si studiavano materie quali "cultura generale", che raggruppava diciamo italiano, storia, qualcosa di geografia e argomenti di attualità.
Tutto quello che poteva comprendere appunto, la cultura in generale.
Interessante e utile per chi vuole imparare "un mestiere".
La matematica veniva studiata molto bene, per chi frequentava i corsi di elettronica, poiché per ovvi motivi basilare alla comprensione della stessa.
Avevo deciso di cambiare scuola.
Io ero un tipo pratico e già mi vedevo con il camice bianco nel
laboratorio.
Dal momento che all'Istituto tecnico industriale ero stato promosso, con degli esami integrativi avrei potuto accedere direttamente alla seconda classe dell'Istituto Professonale con indirizzo elettronica.
Non l'ho fatto.
Quando ho visto quello che dovevo studiare, ho preferito di ricominciare dalla prima classe, confortato nella scelta anche dai miei genitori.
Le materie non erano facili...elettrotecnica, tecnologia ed altre, senza un insegnante non erano facili da studiare,
anche perché devono essere appresi più che le nozioni, i concetti.
E poi sono le basi dei successivi studi.
Il primo del professionale era incentrato sull'apprendimento dell'elettrotecnica ad un livello abbastanza approfondito, con il supporto e l'applicazione della matematica, dell'algebra e della trigonometria.
Alcuni circuiti venivano poi realizzati individualmente e testati nei bellissimi e attrezzati laboratori dell'istituto.
Qui vi devo fare una doverosa considerazione.
L'istituto tecnico industriale e l'Istituto Professionale avevano nell'immaginario collettivo, a quei tempi,
due diverse considerazioni, da parte della gente comune.
Il primo,cioè l'Istituto Tecnico industriale era considerato e paragonato un po' come un liceo, una culla per futuri liberi
professionisti, che "non si dovevano sporcare le mani", figli di una classe borghese che doveva comandare.
L' Istituto professionale, invece, secondo il dire comune, sarebbe stato frequentato da quelli che sarebbero diventati
i futuri operai specializzati, figli ovviamente di una classe operaia e non borghese.
Insomma gente che non aveva tanta voglia di studiare e che preferiva una via "più facile".
Anche perché il percorso di studi era all'inverso rispetto al tecnico.
Prima si frequentavano tre anni, con indirizzo specialistico (elettronica- apparecchiatore elettronico/tecnico riparatoreradiotv, elettrotecnica- elettricista/ installatore elettromeccanico, meccanica- congegnatore meccanico/ riparatore autoveicoli ecc), poi vi era un biennio cosiddetto "sperimentale", ove si studiavano le materie classiche per recuperare
così il "gap" culturale e ottenere un diploma di maturità equipollente a tutti gli effetti a quello di qualsiasi scuola superiore.
Chi si diplomava al Tecnico diventava "perito", chi al Professionale "operatore tecnico industriale".
Quella volta, come appassionati, tutti avevamo un proprio laboratorio a casa.
….a tra poco….
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